Creativo? Ti conviene andare in fabbrica

Volevo fare un post sugli ormai celeberrimi filmati del giardiniere, dell'idraulico e dell'antennista che non vengon pagati perchè "non c'è budget"... ma direi che ormai sono così famosi e virali che non hanno bisogno dei miei 2 cents.
In compenso farò un post sui vari articoli e post circolati in questi giorni per criticare quei video e in generale per fare la morale ai creativi che li diffondono in rete con lo scopo di riaffermare in modo ironico il loro "diritto" (o presunto tale) ad essere retribuiti per il lavoro svolto.

Innanzitutto ai geni dell'economia e della sociologia che sottolineano che "non si possono paragonare i lavori creativi ai lavori tecnico-artigianali dico "Grazie! c'era bisogno del vostro suggerimento. Da soli non potevamo capirlo."
E' ovvio che la campagna ha fatto un paragone forzato e lo ha fatto volutamente per far arrivare meglio il messaggio... e ha stemperato questa forzatura grazie all'ironia (decisamente ben riuscita) che fa da sfondo ai tre filmati.

Tra i vari commenti letti ho trovato alcune constatazioni legittime relative al fatto che in un'economia di mercato nessuno ha un vero e proprio diritto ad essere retribuito. Ok. Questo lo sappiamo e i creativi dovranno farsene una ragione.
Ho trovato però anche alcuni commenti particolarmente fastidiosi e miopi, tra cui principalmente uno che dice:
caro amico “creativo”, se vuoi saltare la parte in cui dimostri di meritarti di venire pagato per il tuo lavoro e arrivare subito alla parte in cui vieni pagato per il tuo lavoro ti conviene andare in fabbrica.[1]
Chi ha scritto questa cosa non considera due risvolti essenziali del mondo reale:
1) le fabbriche di cui parla o stanno chiudendo/licenziando, o stanno assumendo solo stranieri con basse pretese economiche, oppure si stanno spostando in qualche paese lontano. Quindi, quand'anche questi creativi avessero avuto una mezza idea di andare a lavorare lì, non avrebbero avuto le porte aperte.
2) i creativi in questione sono diventati creativi non tanto perché avevano da spendere "20.000 euro per studiare" (come dice l'autore del post), ma anche perché cresciuti in una società e in famiglie che fin da bambini hanno messo loro in testa valori distorti relativi al mondo del lavoro e dell'economia reale.

Se fin da bambino vieni imbottito di boiate tipo "studia perché senza un pezzo di carta non sei nessuno" oppure "non vorrai mica finire a fare l'operaio?! studia e cerca di fare carriera"... è ovvio che non prendi in considerazione lavori artigianali o manuali.
Le persone più serene che conosco sono amici che tornano a casa la sera con le mani sporche di grasso e i vestiti sudati... e guarda caso sono figli di genitori che hanno insegnato loro che fare l'operaio, il meccanico, il panettiere non ha nulla di squalificante rispetto a fare il designer, l'avvocato, il ricercatore.

E' assurdo crescere intere generazioni, caricando gli adolescenti di aspettative intellettuali per poi dir loro, una volta che hanno raggiunto i loro obbiettivi e quindi tendenzialmente è TROPPO TARDI per tornare sui propri passi, "beh, bravo... però c'è una cosa che ci siamo dimenticati di dirti: spazio per te non ce n'è. Forse era meglio se andavi subito in fabbrica."
Se a uno parte la nevrosi non lo si può biasimare. Quindi almeno lasciamogli il diritto di lamentarsi e incazzarsi.

[1] https://medium.com/p/6f57d95181fc

Commenti

Marcello ha detto…
Io di lavoro faccio il Designer (e lo sviluppatore) e ho percepito i video in questo senso: nelle altre professioni non viene messo in discussione il "principio del cammello", ad esempio se ti aggiusto la tubatura, emetto fattura e tu mi paghi. Nelle professioni creative, almeno nella mia esperienza diretta e indiretta, si verifica che:
1) tu non venga pagato, perché serpeggia l'idea che non pagare un creativo sia "meno grave", facilmente anche deducibile dalle uscite poco gradevoli sui costi delle prestazioni dei creativi (celebri i casi dei commenti assurdi ai costi per la realizzazione di un sito ad esempio)
2) tu non venga pagato, a priori. Ovvero che ti venga chiesto di fare una prestazione sapendo che non ci sarà budget per pagarti, ma promettendoti che quello che farai sarà una "ricompensa strategica" perché formativa o promozionale o una buona aggiunta al tuo cv. Di nuovo, se hai bisogno di un idraulico non ti passerebbe nemmeno per la testa di convincerlo a farti un lavoro con la promessa che "gli farà curriculum"

Sono perfettamente d'accordo con la valutazione sul mercato del lavoro e sulla ridondanza di professionisti creativi (alcuni improvvisati, altri illusi ecc) e credo che la causa possa anche rientrare nel caso del "imbottito di aspettative", ma il tema è (mi permetto di farle questo appunto, bonariamente) che c'è chi questo lavoro lo vuole fare perché ha questa vocazione realmente ed è affogato in questo stantio modo di vedere le professioni immateriali come non di valore.

Quindi trovo in realtà molto più grave la prima parte della frase, quel "se vuoi saltare la parte in cui dimostri di meritarti di venire pagato per il tuo lavoro" come se si desse per scontato che i creativi non lo facciano. La verità è che per capire il valore di una cosa fatta da un creativo ci vuole un minimo di rispetto (e vabbè) e di cultura, che non tutti hanno purtroppo.
Il che mi starebbe anche bene ad un certo punto, purché io sia pagato per il mio lavoro, ma questo non può verificarsi perché diventa automatico poter giudicare personalmente se un creativo ha fatto bene il suo lavoro o no, pur non avendone le competenze.

La mia conclusione quindi è la seguente.
In una società che de-evolve culturalmente le professioni creative sono autoreferenziali, nel senso che possono essere capite solo dai creativi e negli ambiti creativi. Hanno senso come asset a prodotti e servizi di cui viene percepito un altro valore, ma non quello creativo. Ad esempio, è chiaro che un Macbookpro ha un valore di creatività altissimo, ma viene pagato tanto non certo per la creatività che c'è dentro. Lo stesso vale per un'auto di lusso: se dici ad una persona di pagare 100K una Porche potrà dirti che ha senso, ma gli spieghi che il progetto di design di quell'auto è costato magari due volte tanto probabilmente ti riderà in faccia.