Il diritto a non essere indicizzati: la controversa questione del diritto all'oblio in rete

Esiste o non esiste il diritto all'oblio in rete? E se esiste quali sono i suoi confini e le modalità per la sua tutela?
In un mondo in cui ogni informazione diffusa in rete è indicizzata dai motori di ricerca e resa potenzialmente trovabile in pochi secondi, coloro che non sono interessati a questo tipo di "notorietà" digitale hanno il diritto a non essere trovati, a non essere ricordati, a non essere indicizzati?
E ancora, qual è il confine tra il diritto alla riservatezza di un individuo e il diritto degli altri soggetti ad essere informati su ogni fatto potenzialmente utile alla collettività? In altre parole, qual è il confine tra cronaca e "impertinenza"?
Un dubbio che attanaglia da tempo gli studiosi del diritto di internet e che diventa davvero centrale per un corretto inquadramento giuridico delle attività di gestione dell'informazione online, su cui si basa tutto il business di colossi come Google e Facebook.

Lo scopo di questo post non è quello di dare risposte; troppo complesso il tema per essere sufficientemente sviscerato in un articolo. Lo scopo è più che altro quello di mettere meglio a fuoco quali sono le problematiche che entrano in gioco. E per farlo suggerisco una serie di articoli e notizie, che possono risultare un punto di partenza solido per ulteriori riflessioni.
Di recente, inoltre, una sentenza di massima autorevolezza (Corte di Giustizia UE) ha fornito di questo nodo fondamentale di Internet un inquadramento giuridico destinato a cambiare molto le carte in tavola. Tra gli articoli, segnalo alcuni interessanti commenti alla sentenza.

  • Chi cerca tratta. Google ci deve pensare, con giudizio (di Simone Aliprandi)
    Un mio articolo divulgativo sui rapporti tra Google e la tutela della privacy, anche alla luce della sentenza della Corte di Giustizia e della multa inflitta dal Garante Privacy italiano per StreetView.
 

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