Post-degradazione

Parallelamente ai lavori extraparlamentari per lo studio di una riforma del diritto d'autore (di cui al precedente post), alcuni deputati della (ex) maggioranza (guidati dall'On. Folena) hanno fatto approvare da entrambe le Camere una modifica dell'art. 70 della legge sul diritto d'autore (Legge 633/41). Obbiettivo di questo intervento legislativo (art. 2, L. 9 gennaio 2008, n.2) doveva essere l'innesto nel nostro sistema giuridico di una forma (pur attenuata) di *fair use*: si tratta di un principio giuridico di natura anglo-americana che mira ad elasticizzare il copyright, prevedendo alcuni casi di libero utilizzo delle opere protette (a tal proposito si consiglia di approfondire il concetto attraverso l'apposita voce su Wikipedia).

Tutto sembrava così lungimirante ed innovativo che molti hanno tirato un sospiro di sollievo per la ventata di novità che questa novella avrebbe dovuto apportare al nostro sistema giuridico.
Se non fosse che la scelta delle parole per la redazione della norma ha scatenato critiche e sarcasmo da più fronti. Questo il tono letterale del testo incriminato:
“È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro.”
La pietra dello scandalo è il riferimento al concetto di “bassa risoluzione” e soprattutto a quello di “degradazione”, due concetti che in effetti sembrano proprio fare a pugni con tutti i buoni propositi di svecchiamento dell'assetto normativo.

Da parte mia mi permetto solo di fare un paio di considerazioni. Sono consapevole di quanto sia difficile fare attività legislativa in questo settore così soggetto ad evoluzioni repentine e così esposto all'attenzione mediatica (soprattutto Internet); capisco anche quanto sia importante e lodevole il segnale “politico” che deriva da questa piccola riforma, come ha voluto sottolineare l'On. Folena, firmatario del disegno di legge. Certo però non posso negare il fatto che la scelta delle parole non è stata delle più felici; e certo non mi sento di biasimare chi simpaticamente e goliardicamente ha voluto inaugurare una nuova forma d'arte: la *degradarte*.
Resta il rammarico per un'altra occasione persa, in cui si poteva fare molto e invece si è fatto poco. Senza considerare il fatto che, essendo stata pubblicata la norma sulla Gazzetta Ufficiale pochi giorni fa ed essendo in questi giorni caduto il Governo, questa riforma – che necessita ancora di disposizioni attuative – rischia di rimanere segregata nel limbo delle norme “vigenti ma non efficienti”.
Per dovere di cronaca, alcuni attivisti e politici hanno addirittura avanzato un appello pubblico al Presidente della Repubblica affinché non proceda alla promulgazione della legge.

Di seguito una serie di links utili per ricostruire il dibattito delle scorse settimane relativo all'entrata in vigore della norma.
- Il testo completo della legge 2/2008 --> clic
- Un commento giuridico alla questione tratto da Interlex --> clic
- La posizione di Pietro Folena sulle polemiche sorte in rete --> clic
- Una sintesi della vicenda e una completa rassegna stampa sull'argomento --> clic

Commenti

Anonimo ha detto…
Non è solo l'intenzione, questa volta, buona del legislatore. Anche la soluzione trovata non era certo disprezzabile. Ad esempio le immagini che si usano sul web hanno una risoluzione decisamente diversa da quella usata per la stampa dei libri d'arte.
Ridurre il tutto a bfacili battute è stata una ulteriore occasione per il mondo dell'open content di presentarsi in modo unitario e mettere le premesse per ulteriori conquiste

Mizardellorsa